Non ho una grossa preparazione sul risparmio gestito ed è per questo che mi accingo a scrivere l’articolo con l’ausilio di chi conosce bene la materia. Mi riferisco alle statistiche e tabelle che ogni settimana vengono pubblicate sui vari siti finanziari e sulla carta stampata
Una frase che mi ha particolarmente colpito è quella di Jim Jorgensen che recita: “Non è un segreto che la maggior parte dei Gestori di Fondi Comuni farebbero la figura dei geni se investissero semplicemente in Titoli di Stato, spegnessero la luce e andassero a casa”.
I risultati che leggiamo delle performance dei fondi rispetto al benchmark dichiarato sembrano dare ragione a Jim Jorgensen. Allora mi sono chiesto il perché la gestione del risparmio in Italia sia così scadente.
Intanto sgombriamo il campo da eventuali incomprensioni. Non mi riferisco al singolo fondo o al singolo gestore. Di solito però quelli bravi, guarda caso, non gestiscono mai i nostri soldi.
I punti deboli che si ravvisano nel risparmio gestito sono sempre i soliti: alte commissioni di sottoscrizione, alte commissioni di gestione e performance, soft comission, e oneri vari. Anche se la vera nota dolente è il confronto tra i fondi comuni gestiti in modo attivo rispetti ai cugini ETF gestiti in modo passivo.
E’ possibile che un gestore, che si prodiga tutto il giorno per tutti i giorni, riesca a fare meno di un computer che replica fedelmente il proprio benchmark?
I risultati sembrano proprio rispondere affermativamente.
Qualcuno potrebbe però asserire che il fondo sui paesi emergenti (è una vita che li chiamiamo paese emergenti; ma quanto ci mettono ad emergere?) ha reso molto di più del fondo Italia xy facendo credere che il gestore è stato bravo nel capire quali mercati erano più promettenti in quel momento.
Peccato però che il benchmark non venga ugualmente battuto.
Ma allora quale può essere la soluzione?
Personalmente ritengo che la migliore soluzione sia il fai da te. Anche se un passo avanti si è fatto con la clausola “high water mark” in base alla quale: “viene corrisposta una commissione percentuale di performance, solo quando eventuali perdite dell’esercizio precedente sono state compensate dagli utili dell’anno successivo”.
Se i gestori venissero pagati in base a tale semplice criterio forse qualche segno più rispetto alla media dei fondi a gestione passiva si riuscirebbe ad intravedere.
Anche perché se il fondo comune o sicav stabilisse nello statuto di trattenere per se anche il 90% delle performance non sarebbe un problema se il benchmark venisse battuto.
Ma non dimentichiamoci che abitiamo in Italia. Prima o poi si legifererà anche su tale materia sempre con lo spirito giusto, cambiare tutto per fare in modo che nulla cambi.
Le vostre preziose opinioni su quanto dovrebbe percepire un gestore sono come al solito gradite.