Nel settore dei bond, le obbligazioni convertibili sono da sempre un ibrido fascinoso e intrigante, almeno dal punto di vista dell’architettura e delle maggiori opportunità di profitto.
L’idea di acquistare dei titoli obbligazionari che paghino cedole semestrali o annuali, in genere a tasso fisso, e che tuttavia possano mutarsi in titoli azionari, è una non indifferente tentazione per la fitta schiera dei risparmiatori all’inesausta ricerca del guadagno-sicuro, ma anche del gusto dell’investimento.
Purtroppo, per gli amanti dell’adrenalina finanziaria, le emissioni di bond convertibili non sono molto frequenti, anche se, come vedremo, qualcosa si sta muovendo…
Come funzionano questi strani bond? Molto semplicemente, le società emittenti riservano al sottoscrittore la possibilità, a una data prefissata, di scegliere se incassare il capitale in forma liquida, oppure optare per una vera e propria partecipazione azionaria.
Il risparmiatore, partito come creditore, può decidere di concludere l’esperienza in qualità di socio di un’azienda, con tutti i rischi, ma anche i possibili benefici che la nuova posizione comporterà.
Va detto che, nel corso della loro durata, le obbligazioni convertibili possono essere soggette a notevoli sbalzi e fluttuazioni di valore, perché il loro prezzo tende a pedinare l’andamento delle azioni in cui potrebbero venir trasformate.
Gli emittenti sono in genere istituti di credito o primarie aziende, queste ultime soprattutto nelle fasi di aumento di capitale. Per la precisione, l’emittente può offrire la conversione sia in titoli propri che altrui, anche se il primo caso è di gran lunga il più diffuso. Ma nulla vieterebbe alla Fiat di lanciare un’obbligazione convertibile in titoli Telecom.
Il risparmiatore, all’atto della sottoscrizione, sarà in definitiva attratto da tre elementi: il rendimento dell’obbligazione, la possibilità di trasformarla in un’azione e il prezzo particolare (premio o sconto) al quale l’azione stessa potrà essergli assegnata.
Risulta essere evidente che si tratta di un prodotto già complesso, per accedere al quale l’acquirente dovrà aver valutato una nutrita serie di variabili, quali: bontà della parte obbligazionaria (rating dell’emittente, rendimento, liquidità…); qualità del titolo azionario proposto in conversione (prospettive del settore e della singola azienda, rapporto di conversione e sconto, dividendi distribuiti…).
Segnaliamo che, ad ampliare l’offerta di questo interessante strumento, la Finanziaria 2003 prevede, all’articolo 53, l’emissione di Bot e Btp convertibili in azioni di società in corso o in previsione di privatizzazione: acquisteremo Btp quinquennali e, a scadenza, potremo avere in portafoglio azioni Enel, Eni, Alitalia e altre…
Come risulta ormai sempre più chiaro, per operare nel complesso mondo dei bond, si conferma l’esigenza di conoscere giorno per giorno l’andamento e le prospettive del mercato.